Tracker - album - Mark Knopfler's World

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Mark Knopfler
Tracker

Pubblicazione: 17 marzo 2015
Durata: 60 min : 34 sec
Tracce: 11
Etichetta: Mercury, Verve
Produttore: Mark Knopfler e Guy Fletcher
Registrazione: British Grove Studios (Londra), 2013-2014
Formati: CD, LP



Bonus tracks Deluxe Edition

Bonus tracks Limited Edition Box
Oklahoma Ponies (traditional, con liriche di Knopfler) - 5:19

Bonus track Edizione tedesca
Hot Dog - 2:53


Tracker è l'ottavo album discografico del Mark Knopfler solista. L’album viene pubblicato il 17 marzo 2015 e come gli ultimi, anche questo viene registrato ai British Grove Studios. Il disco è destinato a confermare il grande successo di vendite già registrato da Privateering: è primo in classifica in Germania, Belgio, Danimarca e Austria, e raggiunge il primo posto anche nella speciale classifica degli album folk negli Usa. In Italia si attesta sulla terza posizione. A che punto è giunto Mark Knopfler nella sua ormai quasi quarantennale carriera? Da tempo è molto attento alla fase compositiva, a volte anche a scapito del suo enorme talento chitarristico, lo stesso che lo ha rivelato al mondo a cavallo tra gli anni ’70 e gli ’80. Sfoggia la sua chitarra nei tour di Bob Dylan, ma in Tracker il Mark chitarrista quasi scompare, a vantaggio dei pur bravi Worf, Bennett, McCusker & C. E’ immerso nel presente (compone Silver Eagle e Lights of Taormina mentre è in tour con Dylan), ma ama fermarsi a ricordare episodi nostalgici del passato. Ama il rock, ma indulge in frequenti composizioni colte in cui il country, il folk scozzese e il blues si fondono assieme. E’ leggero nella canzone d’apertura Laughs and Jokes and Drinks and Smokes, ma sa diventare serio e riflessivo in Beryl, o malinconico in Wherever I Go (altro pezzo in collaborazione con Ruth Moody).
Torniamo dunque alla domanda iniziale. Chi è Mark Knopfler nel 2015, dopo 37 anni di carriera? E’ un uomo posato, che ha tagliato capelli e orpelli, che ha eliminato le inutili pose posticce e i tediosi luoghi comuni dello show business. La sua musica è essenziale, assolutamente non compiacente; profonda e calma, non autoreferente. I suoi testi sono diventati molto scuri, a tratti anche allusivi e criptici, a volte polemici, e rispetto agli esordi hanno molta più importanza. E forse per questo il suo groove negli anni rallenta, si fa più morbido anche nei suoni, quasi come se questa sterzata servisse a dar maggior risalto alla parte scritta della sua musica.
Tracker è tutto questo. E’ moderno ed è tradizionale, è ricco ed è essenziale, è suonato ma è anche ben composto, è leggero ma anche malinconico, è originale ma anche ripetitivo e contaminato, si ascolta indossando il bowler (la classica bombetta inglese), ma anche il kilt scozzese. Mark non è mai banale, trova continuamente nuovi spunti creativi con una nuova e matura attenzione anche ai testi: la sua attenzione è alla totalità, al messaggio complessivo che lancia con le sue composizioni, ricomprendendo anche i testi che usa per raccontare storie, polemizzare, ritrarre personaggi.
L’album, come il precedente, esce in versione essenziale con 11 titoli, arricchiti da ulteriori quattro canzoni nell’edizione deluxe, e da due titoli bonus nell’edizione cofanetto. Una scelta commerciale che non sempre incontra il favore dei fan. Il tour di lancio comprenderà 85 concerti, e terminerà nell’ottobre del 2015.
I suoni, come di consueto, si richiamano alla tradizione celtica e scozzese, con molti pezzi blues e di contaminazione country. Assieme a The Ragpicker’s dream, è forse l’album meno rock di tutta la carriera di Mark Knopfler. Spicca il singolo di lancio Beryl, pezzo dedicato alla poetessa Beryl Bainbridge, artista non abbastanza apprezzata in vita poiché ai margini della cultura ‘alta’, quella sorseggiata con te’, biscottini e tazze di porcellana nei salotti della Londra bene. La canzone fa eco, almeno nei contenuti, alla vecchia In the gallery dei Dire Straits, dedicata allo scultore Harry Phillips, padre del suo grande amico e chitarrista Steve, anche lui artista emarginato in vita per essere poi ipocritamente riscoperto e celebrato dopo la sua morte. Laughs and jokes and drinks and smokes è un ironico e divertito ritratto degli inizi della sua avventura musicale, in cui si mescolano amicizia, amori incauti, eccessi e divertimento. Come spesso gli accade, anche qui Mark crea un ossimoro artistico in cui il clima divertito del racconto contrasta con un retrogusto vagamente nostalgico. Pungente quanto oscura la pur bellissima Terminal of Tribute To dell’edizione deluxe, in cui Mark si scaglia contro chi cerca di mantenere vivi i miti e le avventure del passato, pur non avendone più l’età né i meriti. Nel testo Mark non nomina nessuno, non fa riferimenti specifici, ma sembra che la canzone sia in aperta polemica con le tribute band che senza il suo permesso speculano commercialmente sulle canzoni dei Dire Straits. Nei forum e nei siti specializzati questa canzone ha sollevato molte polemiche, ma fonti vicine a Mark Knopfler garantiscono che il testo non fosse riferito al suo amico John Illsley.
Wherever I go è un’altra bellissima ballata cantata a due voci con la brava Ruth ‘lunatica’ Moody, voce flautata già da anni in collaborazione live e in studio con Mark. La canzone è permeata da un profondo senso di nostalgia e di solitudine. Racconta di due persone solitarie che si incontrano in un bar, bevono qualcosa assieme promettendosi di incontrarsi ancora e poi ancora, mantenendo sempre viva la fiamma del loro sentimento. Merita una segnalazione particolare la splendida Oklahoma Ponies, una antica melodia tradizionale intitolata Shove the Pig's Foot di cui Mark riarrangia completamente l’esecuzione aggiungendovi un testo originale.

Formazione
Mark Knopfler - Voce, Chitarre
Guy Fletcher - Tastiere, Chitarre
Bruce Molsky - Violino, Chitarra ritmica, Banjo
John McCusker - Violino, Cittern
Mike McGoldrick - Whistle, Flauto
Phil Cunningham - Fisarmonica
Glenn Worf - Basso
Ian Thomas - Batteria
Nigel Hitchcock - Sassofono
Tom Walsh - Tromba
Ruth Moody - Voci


 
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